Il Ritorno a Casa di Mario Balotelli

Balotelli: "Milan, obbedisco. E torno in Nazionale: lo devo a mio padre"


27 AGOSTO 2015
MILANELLO (VARESE)

L'intervista integrale a SuperMario: "Ora sono un uomo: è la vita che ti cambia. Mihajlovic mi ha voluto guardare negli occhi: sono in debito verso di lui. Il sì di Berlusconi è stata una sorpresa: adesso voglio l'Europeo perché era un desiderio di mio padre prima di morire”

Se è già pronto per giocare dopo tante partite viste solo da fuori lo stabilirà Mihajlovic, certo che a vederlo da vicino Mario Balotelli sembra tirato a lucido come ai tempi in cui a Varsavia mostrava i muscoli dopo i gol alla Germania. Era il 28 giugno del 2012. Cinque mesi dopo il Time gli avrebbe dedicato la copertina dell'edizione internazionale (dal titolo The Meaning of Mario) e dopo ancora lo avrebbe inserito nella lista dei 100 nomi più influenti del pianeta. Sport Illustrated nell'agosto del 2013 lo presentava come the most interesting man in the world. Sembra una vita fa e sono passati solo alcuni anni. Dall'altare alla polvere che neanche Napoleone... Ma Balo is back, again. Non si nasconde, recita il mea culpa, si volta indietro e ammette sbagli e errori, spiega quanto è cambiato. Ma poi rilancia. Perché, dice "c'è stato un Mario ragazzo e ora c'è un Mario uomo". Il passato va ricordato per non sbagliare più, ma il futuro non si vede da uno specchietto retrovisore. E allora è giusto girare nuovamente pagina e guardare avanti. "Come mi sento? Come uno che ha appena messo da parte il primo tempo della sua carriera. Giocata e vissuta da ragazzo. Non tutto è andato bene, ho sprecato diverse occasioni. Ma la partita non è finita... Ho ancora un secondo tempo davanti. Ora me lo gioco e vivo da uomo. Lo so che molti non credono alla mia rimonta. Ma ho il dovere di provarci. E la certezza di riuscirci". Boom, riecco Balo lo spaccone? Spetterà a lui fugare i dubbi leciti, eppure guardandolo negli occhi non ci leggi più arroganza e strafottenza, ma solo convinzione. D'altra parte impossibile pensare di trovarsi davanti un gattino spaurito che abbassa lo sguardo. Mario non lo è mai stato e non lo sarà mai. Ma si può ripartire con umiltà senza perdere carattere e orgoglio. Perché non c'è nulla di male nella convinzione, se è accompagnata dalla voglia di sacrificarsi, di rimettersi a disposizione, di recuperare il tempo perduto. Mario gonfia ancora il petto, ma per evitare che si sgonfi definitivamente la carriera.

È l'ultima occasione. Anzi l'ultimissima come ha detto Galliani.

"Ho una promessa da mantenere con me stesso, la mia famiglia, il Milan, Mihajlovic, Raiola e chi mi vuole bene... Riparto da zero. So che non posso più sbagliare niente, non posso pretendere nulla e devo riconquistare tutto. Mi metto a disposizione. Accetto ogni regola. Avrò spazio se lo meriterò. Ma non ho dimenticato come si gioca al calcio. Rientro pieno di energia, voglia di lavorare, entusiasmo. La mia partita non è ancora finita".

Fa effetto sentirla parlare... Quando è arrivata tutta questa maturità?

"Ho 25 anni, non sono più un bambino. E ho buttato via già troppe occasioni. E poi c'è la vita. Quella non la programmi. E quando ti presenta il conto all'improvviso, è li che cambi. Sono le situazioni che ti fanno maturare. Si tratti della gioia di capire cosa vuol dire essere padre o del dolore di perderlo, un padre”.

Mario, cos'è il sorriso di una figlia?

"È una tenerezza infinita. Quando Pia sorride, il mondo che a volte sembra in bianco e nero torna ad essere a colori. Io sono innamorato pazzo di mia figlia. Quando è cominciato il rapporto con lei, è cambiato tutto. Ora poi mi riconosce, capisce ed è bellissimo... Cercherò di farla avvicinare a Milano, la voglio accanto a me, il più vicino possibile".

Come è nato questo clamoroso
ritorno al Milan?

"All'improvviso. Mino (Raiola, ndr ) mi ha avvertito sabato: "fai i bagagli e prendi un aereo privato, torni al Milan". Non c'è stato bisogno di aerei privati, ne ho preso uno di linea e sono tornato…".

Sembrava non la volesse più nessuno...

"No, sapevo che avrei avuto un'altra squadra, perché non sono finito. Ma sono grato al Milan, perché, dico la verità, non mi aspettavo mi avrebbe ripreso, puntando ancora su di me. Tornare qui è un sogno che si realizza, è la seconda chance che tanti non hanno avuto. Il Milan me la sta dando e sono fortunato”.

Ma sono grato al Milan, perché, dico la verità, non mi aspettavo mi avrebbe ripreso, puntando ancora su di me.

Cosa non ha funzionato a Liverpool?

"Mi prendo le mie colpe, ma anche il modulo scelto da Rodgers non era congeniale alle mie caratteristiche. All'inizio ho sbagliato alcuni gol facili, poi ho avuto meno occasioni per segnare, un po' di sfortuna, infortuni... Un casino. Però non ho mai protestato, ho accettato le scelte del tecnico, mi sono comportato sempre da professionista. Mario uomo non sbuca adesso a Milanello, anche a Liverpool atteggiamenti e stile di vita sono stati normalissimi. Nell'ultimo anno non ci sono stati mai problemi nel mio privato. Potevo mettere su Instagram una foto al ristorante, ma questo non significava che non mi allenavo anche se non giocavo.

In effetti sembra in buona forma.

"Mi sono allenato tanto, spesso doppie sedute anche da solo nell'ultimo mese con Borini e Jose Enrique: è stata dura, ma se non lo avessi fatto ieri dopo l'allenamento sarei morto. Perché quelli di Mihajlovic sono durissimi, ma io sto bene”.

In effetti sembra in buona forma.

"Mi sono allenato tanto, spesso doppie sedute anche da solo nell'ultimo mese con Borini e Jose Enrique: è stata dura, ma se non lo avessi fatto ieri dopo l'allenamento sarei morto. Perché quelli di Mihajlovic sono durissimi, ma io sto bene”.

Come ha convinto Mihajlovic a
puntare su di lei?

"Il mister mi conosce sin da quando ero ragazzo. Il problema non è mai stato la qualità, semmai il carattere. Si sentono sempre tante cose su di me, ogni aspetto viene amplificato, giustamente ha voluto guardarmi negli occhi, capire se avevo le motivazioni giuste. Mi ha ascoltato, senza farsi condizionare dai si dice, e già solo per questo lo ringrazio”.

Cosa gli ha detto?

"Che ho capito i miei errori. Che se mi avesse dato questa chance non lo avrei deluso. Che darò tutto quel che ho. Che sono un uomo adesso e problemi non ne creo. Che accetterò ogni sua decisione. Il mister è un leader, duro, onesto, schietto, leale. Non bluffa. Ti parla fissandoti negli occhi, come piace a me. Guarda l'uomo, non solo il calciatore. Si è esposto riprendendomi. Ho un grande debito verso di lui”.

Galliani ha parlato di "certi amori che ritornano". Anche se i ritorni al Milan sono spesso stati deludenti.

"Un motivo in più per invertire la tendenza. Devo dimostrare che non ha sbagliato. So che ci crede quanto ci credo io”.

Berlusconi le ha teso una mano, sebbene in passato l'aveva definita
una mela marcia...

"Il si di Berlusconi è stata la sorpresa più grande di tutte. Non me lo sarei mai aspettato. Quella frase su di me fu estrapolata da un contesto. Non sono mai stato una mela marcia. Ero un ragazzino, ora troverà un uomo. E lo ripagherò della fiducia”.

Con i media il rapporto non è mai stato facile: "why always me?" mostrò sotto la maglia del City dopo un gol all'Old Trafford nel derby di Manchester.

"Vorrei essere giudicato per quello che faccio in campo. So che non sempre è possibile e devo accettarlo. Ma non pretendete anche che mi piaccia. Soprattutto quando su di me si scrivono o dicono tante cose false. E mi chiedo come si fa a bastonare e criticare uno tutto l'anno e poi quando va in Nazionale dire che deve fare la differenza e farti vincere?”.

Beh lei fornisce anche materiale con tweet, foto, look stravaganti. E il Milan si è cautelato con specifiche clausole comportamentali ed
estetiche nel suo contratto.

"Uso i social come tutte le persone della mia età. Se in passato mi sono fatto prendere la mano, ora sto più attento, anche perché c'è un regolamento. Mi è stata chiesta maggiore sobrietà nel look, di seguire quello che è lo stile Milan e io mi adeguerò senza problemi. Ho un taglio di capelli da sempre, non lo esagererò. Porto questa medaglietta, è vistosa, è vero: ma sa chi me l'ha regalata? Mia madre. Guardi cosa c'è scritto (la mostra, ndr ) : "Professionalità, umiltà, impegno". Dovrei toglierla? Posso non stare simpatico, ma non ho mai fatto male a nessuno, se ho danneggiato qualcosa è stata la mia carriera, non altro”.

A proposito di antipatia, negli stadi ricomincerà l'ostilità, preparato?

"Il giorno in cui non mi fischieranno mi preoccuperò: significa che non faccio più paura... Accetto i fischi, non mi creano problemi. Sa quando è stata l'unica volta che i tifosi avversari mi hanno distratto? A Verona, quando cominciarono a fare cori in mio favore per sfottò... Non me lo aspettavo e mi mandarono in confusione. Non cadrò più nelle provocazioni e rispetterò tutti, avversari, arbitro e tifoserie. Evitando proteste o gesti come zittire i tifosi. Non mancherò di rispetto a nessuno, ma è troppo desiderare di non essere insultato continuamente?".

E se partisse qualche solito odioso buu?

"Il razzismo non va sopportato, va debellato. L'arbitro ha il dovere di sospendere la partita. Se non dovesse farlo, io non lascerò il campo da solo, non dirò nulla, giocherò e basta. Ma poi in sala stampa farò un casino. Su questo non transigo. Ci vuole rispetto. Fanno buu per la mia pelle quando sono un avversario e poi quando vesto la maglia Azzurra gli stessi mi chiedono di segnare? È assurdo. Quest'anno ci sono gli Europei, in Italia dovremmo essere più uniti”.

Il razzismo non va sopportato, va debellato.

Quindi ci pensa all'Europeo?

"Si ci penso, voglio fare bene col Milan riconquistare la maglia azzurra. Ma ora devo solo lavorare. Un passo alla volta. Se ne metto insieme tanti magari si arriva fino in Francia. Voglio giocare l'Europeo, farò di tutto per riuscirci. Rivedermi con la maglia della Nazionale era uno dei desideri di mio padre prima di morire. Lo devo anche a lui”.

C'è chi sostiene che lei non ami davvero il calcio, che sa giocarlo ma non la appassioni. Per questo dà l'idea di non divertirsi e di essere sempre
in guerra col mondo.

"Ma scherza? Il calcio è la mia vita, da quando sono nato. Lo adoro. Mi sono allontanato dalla mia famiglia e lasciato l'Italia per il pallone. Io amo giocare. E credetemi, non sono in guerra con nessuno, chiedete ai miei compagni: sono quello che scherza di più nello spogliatoio. Quando in campo sono serio è perché sono concentrato, non incazzato”.

La vedremo finalmente sorridere e festeggiare dopo un gol?

"Me lo chiede anche Mihajlovic. È l'unica cosa che non mi sento di promettere, perché non mi viene naturale. È più forte di me. Ma ho festeggiato spesso, e la gioia c'è sempre, ve lo assicuro. Lasciatemi segnare il primo, e poi vedremo..." .